La classe prima della Scuola Media Salesiana di Bra ha partecipato al concorso “La mia scuola al tempo del Covid” che vede coinvolti il Consiglio Regionale del Piemonte, attraverso la consulta femminile, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, l’Associazione Save the Children e la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Piemonte.
Sono stati inviati due testi, entrambi ritenuti idonei alle tematiche e finalità del concorso e premiati dalla commissione giudicatrice.
Pubblichiamo, a questo proposito, un estratto del testo collettivo costruito attraverso i contributi degli allievi: si tratta di un racconto ironico e genuino, frutto dell’esperienza diretta di una classe di prima media “ai tempi del Covid”.
ALLEGRO POLIFONICO A 30 MANI
“Letto caldo e accogliente, il sole che fa capolino dalla finestra, il canto degli uccellini sugli alberi e…la sveglia assordante che annuncia l’inizio di una nuova giornata scolastica AI TEMPI DEL COVID. […]
Otto in punto: la professoressa di Italiano è già collegata su meet vestita, truccata ed entusiasta di interrogare tutta la classe per mettere una sfilza di quattro.
Otto e trenta secondi: finalmente ci si riesce a collegare, ma la professoressa ha già segnato il ritardo ancora prima che si potesse finire di bere la spremuta d’arancia, gentilmente rubata a un fratello, anche lui in DAD; poco male, sta già sonnecchiando sulla scrivania in camera sua e non se n’è accorto.
Nove meno venti: dopo aver realizzato di indossare gli stessi vestiti da due settimane, l’ egregia professoressa richiama l’attenzione annunciando quindici minuti di pausa. E allora, tutti pronti per una partitina a Fortnite al volo!”.
Questa è la “giornata tipo” di Camilla nel periodo Covid. Lei è ironica e intraprendente ma non per tutti funziona così.
Tommaso dice che la sua stanza sembra una prigione. Davide lamenta il mal di testa, Anna la noia. Anna ha anche scritto una lettera alla scuola, in preda alla malinconia, che diceva più o meno così: “Cara scuola, ormai non ti vedo da qualche mese e, cerco di pensare di essere lì dentro alla classe con i prof che spiegano, i miei compagni che si lamentano della luce del sole che dà loro fastidio e io che mi sento di nuovo una ragazzina dell
e medie normale, senza mascherina e tutto il resto”. Quando ce l’ha fatta leggere, ci siamo commossi tutti.
C’è poi Lucrezia che ha imparato ad amare suo fratello e altri che invece non sanno come scrollarseli dalla stanza in cui fanno DAD, i fratelli. Pietro addirittura fa lezione con i cugini e chissà i nonni come si divertono a guardarli da fuori! “Mia di nonna, l’altro giorno, ha trovato mia sorella che saltava davanti al Pc e pensava fosse impazzita: stava facendo educazione fisica”.
[…]Insomma, lo scenario è variegato e la scuola ai tempi del Covid forse, non è poi così male. E poi dai, diciamoci la verità: lamentele a parte, chi non avrebbe mai sognato di far un po’ di scuola standosene a casa? Non diciamo anni interi, ma un po’ non è male. Solo che, ultimamente, il “po’” è diventato “troppo”. E la scuola in presenza manca anche a noi.
Questa pandemia ci sta togliendo gli anni in cui ci eravamo sempre immaginati di trovare nuovi amici, di vivere situazioni magiche e magari nuove avventure; ma vogliamo credere che presto tutto questo sparirà. Sentiamo come se mancasse qualcosa, come se ci fosse un vuoto che non riusciamo ancora a riempire. Ma non tutto è perduto: chi è che ha detto che questo maledetto coronavirus non finirà mai? Per noi ragazzi, “mai dire mai”. Siamo troppo giovani per smettere di sognare quel che ci meritiamo di vivere.
Saremo ricordati in fut
uro sui libri di storia come “i ragazzi del covid 19” e ci sarà da stare attenti: perché non solo afferreremo con entusiasmo il nostro futuro, ma recupereremo anche tutto ciò che il nostro passato ci avrà insegnato, tra prove, sacrifici e attesa di un present
e più vivo, più amato e più apprezzato. Ne siamo certi.
Prof.Antonella Busso e gli alunni di Prima Media